DOMENICA 28 GIUGNO VIENI A CONOSCERCI E A FARTI CONOSCERE IN OCCASIONE DELLA PRIMA PASSEGGIATA NATURALISTICA ORGANIZZATA DALL’ASSOCIAZIONE TIROIDEE!
L’EVENTO E’ GRATUITO ED APERTO A TUTTI!
Un’occasione per celebrare l’arrivo dell’estate godendo delle bellezze naturalistiche di Villa Ada!
Il Parco è infatti caratterizzato da una fitta vegetazione tipica del mediterraneo, dove si alternano zone boschive a leccio, quercie da sughero, pini, allori e zone a macchia mediterranea, attirando e fornendo ospitalità a numerose specie di animali selvatici.
Una piacevole passeggiata alla scoperta della flora e della fauna di uno dei Parchi urbani più estesi della Capitale, un ottimo consiglio per dimenticare lo stress della vita quotidiana!
Il percorso è a bassa difficoltà (semplice camminata adatta a tutti e senza necessità di alcuna attrezzatura specifica) e di durata di 1h e 30′ circa.
Durante l’incontro sarà possibile ricevere informazioni sulla Mission e le attività dell’Associazione Tiroidee, associarsi, fare una donazione o/e semplicemente conoscerci e godersi la passeggiata!
Esercizio fisico si o no? Perché? Quali attività ?Ipotiroidismo e Ipertiroidismo, cosa cambia?
Vi ringrazio subito per i consensi ricevuti, oltre ogni aspettativa, al mio primo articolo. Sono felice di essere stata utile a molti di voi (per chi non avesse letto il primo articolo, lo troverà a questo link). Continuerò trattando gli argomenti in modo semplice e diretto ed oggi approfondirò le tematiche legate all’ Ipotiroidismo e all’Ipertiroidismo sotto l’aspetto dell’esercizio fisico, purtroppo molto sottovalutato.
Cosa cambia nel nostro corpo con il movimento?
Per comprendere realmente la necessità di una corretta attività fisica vediamo cosa avviene nel nostro corpo quando si mette in movimento. A livello ormonale e metabolico c’è una modificazione totale nel nostro organismo poichè entrano in funzione molteplici processi fisiologici, in sinergia tra loro, che agiscono in maniera positiva quando l’attività fisica è svolta nel modo corretto e, soprattutto, nella giusta “quantità”. Gli eccessi sono sempre negativi, anche nel caso dell’allenamento. Ma noi ci riferiremo esclusivamente a quegli ormoni direttamente coinvolti nel nostro caso. In maniera molto semplificata possiamo dire che gli ormoni tiroidei aumentano con l’esercizio fisico e che quindi migliorando l’efficienza e la forma fisica modifichiamo positivamente l’attività tiroidea. Però dobbiamo sempre tener presente che l’alimentazione è strettamente legata ai benefici dell’attività fisica e per la costruzione di questi ormoni la dieta deve essere sufficientemente ricca di iodio.
Esistono anche due ormoni non tiroidei importantissimi : Insulina e Glucagone. E’ fondamentale capire come questi due ormoni agiscano sul nostro metabolismo (regolando la glicemia) e come si comportano quando svolgiamo un esercizio fisico. Il nostro “ingrassare” o “non dimagrire” è strettamente connesso al loro funzionamento, al movimento che facciamo ed a “come” ci alimentiamo (perché non dipende solo dalla quantità di cibo ma in quali momenti lo assumiamo). ll ruolo dell’insulina è quello di far scendere la glicemia nel processo che segue la digestione. Quando si mangia un alimento glucidico o un carboidrato (pane, pasta, patate, dolci, zucchero …), questo viene trasformato in glucosio che arriva nel sangue e determina un aumento della glicemia, (la percentuale di zucchero nel sangue rispetto al suo livello di base). Con questo processo la glicemia scatena la secrezione di Insulina, che ha il compito di prendere il glucosio in eccedenza nel sangue e smistarlo nel fegato e nei muscoli. In questo modo la glicemia viene riportata al suo livello di base. Quando l’assunzione di glucidi è in eccesso e/o ripetuta nell’arco della giornata, il glucosio in eccedenza viene trasformato in grasso e depositato nelle cellule adipose (ecco perché l’Insulina è anche detta Ormone dell’accumulo). Un ruolo importantissimo lo svolge l’ormone Glucagone che contrappone la sua azione a quella dell’insulina. Si occupa del mantenimento della glicemia (zuccheri nel sangue) lontano dai pasti, stimolando il consumo delle riserve di grasso accumulate sotto stimolo dell’insulina. Perciò il Glucagone è l’ormone che ci interessa stimolare per orientarci verso il dimagrimento. E’ fondamentale sapere che può svolgere efficacemente la sua azione a partire da almeno 2 ore dalla fine del pasto e che il meccanismo si interrompe se viene nuovamente stimolata insulina. Durante l’attività fisica il Glucagone aumenta e l’Insulina diminuisce. Con l’inizio del movimento l’Insulina ferma quasi totalmente la sua azione, ma il glucosio ai muscoli deve essere sempre rifornito (per evitare ipoglicemia), quindi è il Glucagone a portare ai muscoli l’energia necessaria alla contrazione, attingendo alle riserve, anche quelle di grasso accumulate dall’insulina. Capito questo, se dobbiamo controllare il peso, sappiamo perché un semplice cioccolatino è più dannoso a metà pomeriggio, che a fine pasto. Ma soprattutto comprendiamo l’importanza di un’adeguata attività fisica. Se soffriamo di Ipertiroidismo e quindi non abbiamo probabilmente necessità di dimagrire, possiamo usare queste conoscenze per sfruttare l’Insulina come alleata.
Ipotiroidismo: Ho letto che… ma è vero?
Leggo con preoccupazione in rete e su siti web che dovrebbero essere attendibili indicazioni molto scarse, generalizzate e troppo spesso non corrette sulle attività da svolgere per chi soffre di ipo o di ipertiroisdismo. Leggo che l’esercizio fisico aiuta a perdere peso… ma è questo che davvero ci interessa? Abbiamo già visto la grande differenza tra dimagrire e perdere peso nel mio articolo precedente (Tiroide ed Esercizio Fisico). Leggo che fare 30/40 minuti di allenamento è perfetto, ma anche 10 minuti al giorno sono efficaci…. e dico innanzitutto “mettetevi d’accordo”! Poi… allenamento di cosa? 30/40 minuti possono essere di camminata relax o di esercizi massacranti… è lo stesso? 10 minuti al giorno (di cosa?) sono efficaci … per cosa? Possiamo dire che “sono meglio di niente”, ma efficaci in tutta onestà no.
Un’adeguata attività fisica deve essere adattata alle specifiche esigenze ed, in questo caso, alle problematiche legate alla patologia, che possono variare ed essere più o meno gravi in base al tipo e livello di Ipotiroidismo o se il paziente ha subito o meno tiroidectomia. Bisogna anche valutare se la persona ha svolto regolarmente esercizio fisico in passato o se viene da una sedentarietà, perché la risposta muscolare, cardiaca e funzionale, saranno ben diverse da persona a persona.
Mi sembra quindi chiaro che non ci si possa prendere la responsabilità di indicare in 2 righe cosa fare, come e quando farlo, senza conoscere la realtà della persona, la sua condizione fisica ed il suo grado di “allenamento” presente e passato.
Un dato certo è che l’attività deve essere costante, ma moderata, quindi non eccessiva, non lavori a intervalli.
Se si proviene da una situazione sedentaria e si è in forte sovrappeso, sarebbe già buono inserire 20-25 minuti di esercizio fisico per 2 volte a settimana. Si potrà migliorare di pari passo con i progressi che si otterranno, prolungando i tempi di lavoro e/o inserendo una terza e quarta seduta di attività.
Nel prossimo appuntamento, entreremo nello specifico di cosa fare o non fare.
Ipertiroidismo: Ho letto che… ma è vero?
Il cuore è uno degli organi-bersaglio principali degli ormoni tiroidei. La loro azione è positiva, dato che inducono una più vigorosa contrazione muscolare e, quindi, una maggiore gittata cardiaca. Purtroppo però, stimolando così la frequenza cardiaca in un paziente ipertiroideo, si verifica che di solito è tachicardico e da ciò possono derivare aritmie pericolose.
Ecco perché lo svolgimento di un’attività fisica con questa patologia è in parte compromesso. Infatti, il cuore è già stimolato dagli ormoni tiroidei in eccesso, le fibre muscolari sono già sollecitate chimicamente dall’ormone a contrarsi di più e la frequenza cardiaca è più vicina ai valori massimi. E’ come se aveste già corso una maratona senza averla realmente fatta.
Perciò sport altamente aerobici sono sconsigliati, almeno finchè non si interviene con opportune terapie.
Ma nell’ipertiroidismo spesso si liquida superficialmente l’attività fisica come qualcosa di controindicato in linea generale (per i motivi suddetti) o comunque inutile, dato che non ci sono problemi legati al metabolismo basso e al dimagrimento. Inoltre spesso di parla di sport intendendo esercizio fisico.
Precisiamo subito che attività fisica e sport non sono la stessa cosa : un esercizio fisico corretto e moderato non implica necessariamente un’attività cardiovascolare, tantomeno elevata.
E si ripete il grande errore di vedere l’attività fisica come qualcosa a cui ricorrere per dimagrire, perciò non avendo questa necessità, non serve. Invece il tono muscolare va mantenuto e sviluppato, le strutture tendinee e le articolazioni vanno mantenute sane, mobili e rinforzate, senza contare l’aspetto di benessere mentale. Tutto questo è efficienza fisica! Che ci deve sostenere per una vita migliore, soprattutto in previsione di problemi legati all’età che avanza, all’osteoporosi e ad un’autosufficienza nel quotidiano che sarà determinante in futuro. Quindi, assolutamente SI ad un giusto esercizio fisico anche nel caso di Ipertiroidismo! Cosa poter fare senza rischi lo vedremo nei prossimi appuntamenti.
Il metodo di ginnastica funzionale da me studiato consente di orientare la lezione in base alle diverse esigenze e caratteristiche, con risultati di completa efficienza fisica, perché agisce sulla consapevolezza del nostro corpo. Mi consente di lavorare a basso impatto in isometria muscolare per un controllo corporeo globale, senza coinvolgimento cardiovascolare, oppure di spostarmi verso un lavoro a medio impatto che, coinvolgendo tutto il corpo scena affaticarlo, stimola efficacemente il metabolismo.
Stiamo valutando, soprattutto per chi non è su Roma e volesse apprendere il mio metodo, di creare un canale video specifico con lezioni, esercizi e tecniche per poter lavorare correttamente in autonomia. Su questa idea ci sarà utile avere vostre manifestazioni di interesse. Vi ringrazio e spero di essere stata utile… alla prossima.
“Ero uscito solo per fare una passeggiata, ma alla fine decisi di restare fuori fino al tramonto, perchè mi resi conto che l’andar fuori era, in verità, un andare dentro.”
John Muir, da “La mia prima estate sulle Sierra”
Articolo scritto dalla Dott.ssa Barbara Bonci, Psicologa e Psicoterapeuta e dalla Dott.ssa Stefania Fortino, Biologa e Guida Ambientale. *Foto di Biotrekking Roma*
E’ un’attività rilassante ed economica, lo sai fare da sempre e puoi scegliere il momento della giornata che vuoi. Le passeggiate nella natura, favorite dall’incalzare della primavera, sono fondamentali per risvegliare il metabolismo e per rendere più regolare l’attività della tiroide. In più ci rendono consapevoli dell’importanza di ritagliarci un tempo tutto per noi lontano dalla frenesia quotidiana per pensare solo al nostro rilassamento. I benefici del camminare sono tanti, sia dal punto di vista fisico che psicologico:
E’ un importantissimo strumento di prevenzione poichè mantiene il sistema cardio-vascolare in salute migliorando la circolazione sanguigna;
Stimola creatività, produttività, memoria e migliora la qualità del sonno;
Passeggiare, specialmente nella natura, ci permette di connetterci con l’ambiente che ci circonda aiutandoci a liberare la nostra mente da pensieri fastidiosi e pressanti;
Quando i muscoli si attivano, il nostro corpo produce delle sostanze (endorfine e serotonina) che ci aiutano a prevenire o ridurre lo stress, l’ansia e la depressione.
Inoltre camminare favorisce il radicamento, conosciuto in Analisi Bioenergetica (per approfondimenti) come Grounding. Il grounding, accompagnato dalla respirazione, rappresenta il nostro essere al mondo e il “sentirci” ben ancorati alla realtà in modo da favorire il contatto con il nostro corpo, con i nostri bisogni e le nostre emozioni. Abbiamo la fortuna di vivere in un ambiente mediterraneo, dove il clima è caratterizzato da estati calde e secche e da inverni miti e piovosi. Questo clima condiziona molto l’insorgere di una vegetazione particolare, costituita da piante sempreverdi, alcune delle quali, molto apprezzate per il sapore e il profumo, possono avere importanti proprietà benefiche per il nostro organismo. L’aria che respiriamo in città è un mix di sostanze inquinanti provenienti da veicoli, industrie, centrali elettriche e molte altre fonti. Questi inquinanti rappresentano un serio problema per gli effetti dannosi che possono avere nei confronti della nostra salute e dell’ambiente in cui viviamo. Alcuni organismi, in particolare licheni, muschi ed alcune piante superiori hanno la capacità di assorbire ed accumulare questi contaminanti (molte delle quali con caratteristiche persistenti), mitigando l’inquinamento atmosferico.
Vivere la natura, passeggiando all’aria aperta, in un bosco, su una spiaggia o anche semplicemente in un parco urbano rappresenta un elemento di grande importanza ai fini del miglioramento della qualità della vita.
Un modo per stimolare e approfondire le nostre conoscenze botaniche per saperne di più sulle proprietà della vegetazione che ci circonda, sulle condizioni necessarie alla crescita e all’utilizzo di specie botaniche di grande interesse ecologico, ambientale e alimentare.
Un modo per fare del sano esercizio fisico, coniugando molto spesso arte e cultura.
Per chi vive a Roma e desidera godersi la natura partecipando ai Percorsi naturalistici di Biotrekking Roma, vi aspettiamo Domenica 19 Aprile a Villa Ada.
Articolo della Dott.ssa Stefania Fortino, Ph. D. Biologa
Lo iodio contribuisce in maniera determinante allo sviluppo e al funzionamento della tiroide.
Viene assunto mediante la dieta, assorbito attraverso il tratto gastro-intestinale e trasportato attraverso il flusso sanguigno alla tiroide che ne trattiene circa il 30%.
L’assimilazione dello iodio da parte dell’organismo e la sintesi degli ormoni tiroidei possono essere ridotte o inibite da alcune sostanze naturalmente presenti in numerosi alimenti vegetali.
Queste sostanze sono dette “gozzigene o antitiroidee” perché interferiscono con il metabolismo della tiroide, impedendo l’assimilazione dello iodio e determinando ipertrofia (comunemente conosciuto come “gozzo“).
Le molecole responsabili nel determinare questi effetti biologici sono maggiormente presenti nei vegetali appartenenti alla Famiglia delleBrassicaceae(o Crucifere), della quale fanno parte diverse categorie di ortaggi, come il cavolo, le rape, i broccoli, la rucola, i cavolfiori, la colza ecc.
Le sostanze gozzigenepiù attive sono presenti negli ORTAGGI A INFIORESCENZA, quali i cavoli, i cavolfiori, i cavoli di Bruxelles, i broccoli e le rape.
L’assunzione di iodio con la dieta non è sufficiente a contrastare il loro effetto gozzigeno (impedire l’assimilazione dello iodio da parte della tiroide).
Altre sostanze gozzigene sono presenti negli ORTAGGI A RADICE e AFOGLIA (sempre della Famiglia delle Brassicaceae), quali il crescione, il rafano, il ravanello e la senape. Queste sono invece considerate meno attive perchè il loro effetto gozzigeno può essere inibito dall’assunzione di iodio con la dieta.
In generale, l’azione gozzigena di queste sostanze non è necessariamente rilevante, ma occorre tenerla presente soprattutto in quelle regioni in cui l’assunzione di iodio con la dieta o per altri motivi, è scarsa.
E’ importante prestare attenzione all’assunzione di Brassicaceae ai soggetti affetti di ipotiroidismo, anche se la biodisponibilità di queste sostanze viene enormemente ridotta dalla cottura (ad alta temperatura) di questi vegetali. Uno studio riporta come il cavolo bianco sottoposto a bollitura, abbia una perdita del contenuto di isotiocianati (sostanze gozzigene) del 56% nei primi 2 minuti e del 70% dopo 8-10 minuti.
Oltre all’impatto della cottura, anche i processi di congelamento potrebbero influire sulla biodisponibilità di queste sostanze.
Con la carenza nutrizionale iodica aumenta il rilascio da parte dell’ipofisi dell’ormone tireostimolante (TSH, thyroid stimulating hormone), il quale cerca di compensare il deficit, stimolando le cellule follicolari e aumentando la loro capacità di captare iodio. Quando la stimolazione del TSH diventa cronica si verifica un ingrossamento della tiroide (“gozzo“) e successivamente possono comparire noduli anche molto grandi, (“gozzo nodulare”) fino a causare gravi problemi alla respirazione e alla deglutizione.
Si stima che i disturbi da carenza di iodio interessi più di un miliardo di persone distribuite in 80 Paesi.
In Italia sono circa 6 milioni di persone; ancora oggi il gozzo è considerata una patologia endemica e l’ipotiroidismo congenito ha un’incidenza molto elevata.
CURIOSITA’:
In alcuni Paesi, il gozzo era talmente comune da essere considerato come una normale caratteristica somatica; veniva rappresentato in bambole dell’America centrale e in Italia ricordiamo la maschera “Gioppino” di Bergamo che mostra addirittura il gozzo ripartito in 3 parti.
Domande frequenti:
1)In quali altri alimenti sono presenti sostanze gozzigene?
Sostanze gozzigene sono presenti in altri vegetali a foglia appartenenti alla famiglia delle Chenopodiaceae (bieta, barbabietola e spinaci), delle Leguminoseae (fagioli, piselli, soia, arachidi), delle Ombrellifere (carote) e altri come aglio, cipolla, mais, germogli di bamboo, patate dolci, miglio (Sudan), noci (Araucaria araucana), Barbassu (Brasile).
Svolgono inoltre azione gozzigena elementi chimici quali: l’arsenico, il calcio, il cobalto e il rame.
2) Mangiando alimenti contenenti sostanze gozzigene, c’è il rischio di diventare carenti di iodio?
No. Se non si hanno già disturbi legati alla tiroide, non è necessario privarsi di questi alimenti. La loro azione gozzigena, soprattutto previa cottura/bollitura è trascurabile.
Articolo della Dott.ssa Stefania Fortino, Ph. D. Biologa
Fonti alimentari e fabbisogno giornaliero
Lo iodio è un micronutriente essenziale presente nell’organismo umano in piccole quantità (15–20 mg), concentrato quasi esclusivamente nella tiroide (circa il 70-80%) e distribuito in altri tessuti, in particolare nelle ovaie, nei muscoli e nel sangue.
L’unica funzione biologica riconosciuta allo iodio è connessa all’attività della tiroide e alle tironine da essa prodotte, le quali contengono iodio nella loro struttura chimica:
Tiroxina (chiamata T4 per la presenza di 4 atomi di iodio)
Triiodotironina (chiamata T3 per la presenza di 3 atomi di iodio)
Lo iodio e’ diffuso nell’ambiente in diverse forme chimiche ed è presente nel suolo e nelle rocce. Si scioglie nell’acqua piovana ed è trasportato nei fiumi fino al mare. Qui lo iodio può evaporare e con le piogge ritornare sulla superficie terreste o accumularsi nelle alghe, nei pesci e nei crostacei.
Il contenuto di iodio in un determinato terreno varia notevolmente a seconda delle caratteristiche del suolo (contenuto di sostanza organica, quantità delle precipitazioni, permanenza più o meno lunga negli strati superficiali del suolo, ecc…). Ma, generalmente, il contenuto di iodio nei suoli è minore nelle zone montane e nelle pianure alluvionali rispetto alle zone costiere.
FONTI ALIMENTARI DI IODIO
Lo iodio non è sintetizzato dall’organismo, la sua principale fonte è rappresentata dalla dieta. Tuttavia, il contenuto di iodio negli alimenti è estremamente variabile e dipende dalla presenza di questo elemento nel terreno e nell’acqua. Nei vegetali dipende dallo iodio presente nel terreno in cui vengono coltivati, mentre negli alimenti di origine animale dipende dallo iodio assunto dagli animali con l’alimentazione.
Gli alimenti con la più alta concentrazione naturale di iodio sono i pesci e i frutti di mare (vedi Figura 1 e 2). Tutti i tipi di fauna e vegetazione marina assorbono iodio dall’acqua di mare e per questo sono ottime fonti di questo minerale. In misura minore lo iodio si trova nella frutta, nelle uova, nei cereali, nei prodotti lattierocaseari e nella carne.
La disponibilità metabolica dello iodio presente negli alimenti può dipendere anche dal metodo di cottura: ad esempio, mediante bollitura si ha una maggiore riduzione del contenuto di iodio.
Figura 1: Contenuto medio (µg) di iodio per categoria alimentare
Figura 2: Contenuto medio (µg) di iodio in pesce e suoi derivati, crostacei e molluschi
FABBISOGNO GIORNALIERO
In condizioni basali, si calcola che la tiroide ha bisogno di 60 µg di iodio al giorno per mantenere un adeguato rifornimento di tiroxina. Questa quantità in massima parte (50 µg) deve provenire dalla dieta, mentre un sesto (10 µg) è recuperata dal ricambio ormonale.
Per assicurare una disponibilità in condizioni di normale attività e spesa energetica, si raccomanda a un adulto di introdurre 150 µg di iodio al giorno (vedi tabella). La parte di iodio, eventualmente in eccesso, non utilizzata dalla tiroide, viene escreta con le urine e con le feci, insieme allo iodio proveniente dal ricambio ormonale (vedi Tabella 1).
Se l’apporto di iodio è inferiore a 60 µg, la tiroide può subire ipertrofia (ingrossamento), comunemente chiamata “gozzo”. Quando l’apporto di iodio diventa molto basso (inferiore a 20 µg), sebbene la tiroide abbia un meccanismo naturale di adattamento, non riesce a compensare l’ipertrofia e a raggiungere un’adeguata assunzione di iodio, e s’instaura di conseguenza uno stato di ipotiroidismo.
L’assunzione di iodio con gli alimenti può non essere sufficiente. Per monitorare una corretta assunzione in Italia, l’ISS (Istituto Superiore di Sanità) ha istituito l’OSNAMI (Osservatorio Nazionale per il Monitoraggio della Idroprofilassi in Italia), una struttura epidemiologica che si occupa del programma di iodoprofilassi in relazione alla prevenzione del gozzo endemico e delle altre patologie derivanti dalla carenza iodica.
Il programma di prevenzione prevede una serie di misure destinate a promuovere il consumo di sale arricchito di iodio su tutto il territorio nazionale.
Bibliografia:
AA VV (Ed.E.E). Fisiologia dell’uomo, 2005.
Olivieri A., Vitti P. (Ed.). Attività di monitoraggio del programma nazionale per la prevenzione dei disordini da carenza iodica. Roma: Istituto Superiore di Sanità; 2014. (Rapporti ISTISAN 14/6).